Grazia Deledda - LEGGENDE SARDE
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Guardare e ascoltare con amore e rispetto vuol dire già amare. E’ così che Grazia Deledda ci riporta la leggenda narratagli da una contadina sul castello di Galtellì. In realtà è una leggenda come tante in Italia. Narra di fantasmi che fanno ricchi, con i loro mitici tesori, contadini “ben capitati”.
Il vero mistero, dietro alla storia, non è il fantasma del castello, ma il sogno non confessato, quasi la necessità, di una vita diversa e migliore. Ed il fatto che leggende simili si trovino un po’ ovunque, denota l’aspirazione popolare a “qualcosa” di meglio. Evidentemente, esistevano allora favole per bambini e leggende per i grandi.
Ciononostante, a distanza di più di un secolo, il vero finale della leggenda esiste. E non è legato agli incontri fortunati della narrazione. E’ l’affetto con cui la Deledda ascolta, la vera forza del racconto. Quest’attenzione affettuosa è riuscita nel tempo a dare questo “sacco di monete d’oro”, a molti indifesi della Storia. Ed è la vera strada da percorrere ancora.
Grazia Deledda, nata a Nuoro e premio Nobel per la letteratura nel 1926, deve il suo successo al padre. Questi era un imprenditorefacoltoso, molto religioso. Il suo affetto per la figlia Grazia era tale che, una volta concluse le elementari, le permise di continuare gli studi in privato. Ciò non era una cosa consueta per le donne della Sardegna di fine Ottocento. La Deledda completò la sua preparazione letteraria da autodidatta. Il testo, che proponiamo è chiaramente un omaggio alla sua isola, mosso dal suo grande amore per la Sardegna ed i sardi.
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